L'Antichità - Grecia by Umberto Eco

L'Antichità - Grecia by Umberto Eco

autore:Umberto Eco [Eco, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EM Publishers
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Dèi ed eroi

Nel campo del rituale le differenze tra dio ed eroe risultano dunque meno nette e invalicabili di quanto si presume generalmente (Pausania, VIII, 26, 7). Del resto si fa appello agli eroi, come agli dèi, in numerose circostanze legate alla vita privata, sociale e politica della città. Il celebre legislatore Dracone ordina esplicitamente agli abitanti dell’Attica di onorare sia gli dèi sia gli eroi (theous timan kai heroas, Porfirio, De abstinentia, IV, 22); e il filosofo Platone, quando nelle Leggi immagina le pratiche religiose della città ideale, afferma che agli dèi e agli eroi devono essere indirizzati sacrifici, preghiere e feste pubbliche.

Vi sono poi eroi che diventano dèi, come Asclepio, celebre per i suoi poteri guaritori. Figlio di Apollo e della mortale Coronide, educato alla medicina dal centauro Chirone, Asclepio è ucciso da un fulmine di Zeus, che lo punisce per aver risuscitato un morto, Ippolito, grazie alle sue arti. In Omero Asclepio è un “guaritore eccellente” ma mortale, e anche Pindaro lo qualifica come heros. E come eroe è venerato nella sua patria, Tricca, in Tessaglia, centro più antico del culto. Tuttavia, nel santuario di Epidauro, che nell’età classica è il centro principale del suo culto, Asclepio viene venerato come un dio, così come ad Atene, a Pergamo e a Cos, dove nel V secolo a.C. si sviluppa una rinomata scuola medica. Tra gli “asclepiadi” spicca il nome di Ippocrate (Pausania, II, 27, 3-4).

Le motivazioni che sono all’origine di un culto eroico o divino sono dunque, molto spesso, le stesse: la richiesta di protezione e di favori particolari in cambio del culto reso. Esiste tuttavia una differenza importante tra il culto degli eroi e il culto degli dèi: il forte legame che confina l’eroe a una località specifica, limitando l’influenza della sua azione alle vicinanze del sepolcro o del santuario. E infatti, proprio Eracle e Asclepio, il cui culto è diffuso su tutto il territorio greco, sono al tempo stesso eroi e dèi.

Culti e sacrifici possono essere celebrati non solo per consacrare la memoria dell’eroe e propiziarselo, ma anche per placarne l’ira ed evitare che arrechi malanni. Gli eroi e le eroine sono generalmente presenze benefiche che intervengono in diversi campi legati al benessere fisico, morale e sociale della comunità in cui sono oggetto di culto. Eppure queste potenze divine possono interferire nella vita dell’uomo anche in modo malefico, mostrando il loro lato oscuro e pericoloso (Aristofane, Gli eroi, fg. 322).

Il mito di Edipo rivela quanto le maledizioni dell’eroe possano essere terribili fino a coinvolgere l’intera comunità. La parte conclusiva dell’Edipo a Colono di Sofocle (496-406 a.C.) descrive le circostanze eroiche della morte di Edipo. Dopo un lunghissimo errare, il celebre re di Tebe, che sposa incestuosamente sua madre, macchiandosi di una colpa involontaria, giunge nel demo di Colono, accompagnato dalla figlia Antigone. È qui, nel bosco delle Eumenidi, che il vecchio, esule e mendico, ormai consapevole e prossimo alla fine, deve compiere il destino che gli è stato assegnato. Lo accompagna il re di Atene, Teseo,



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